di Giovanna Bertelli senior photo editor Yourpictureditor
Nino Di Pietro (1921) è stato per molti anni Photographic Promotion Specialist alla Kodak di Cinisello Balsamo (Milano). Un lavoro che lo ha posto in rapporto con la fotografia sia come esperto tecnico sia come fotografo egli stesso.
Formatosi negli anni ‘50-’60, membro di circoli fotografi (tra tutti il Circolo Fotografico Milanese) e associazioni di foto amatori, continuerà a fotografare fino agli anni più recenti, inquadrando la vita quotidiana con il mirino della sua Leica caricata con pellicole Kodak.
Spesso le sue sono annotazioni di passeggiate nella periferia milanese o lungo i navigli, quando ancora il Ticinese era un autentico quartiere popolare.
Recentemente il suo archivio fotografico è confluito nelle raccolte della Fratelli Alinari di Firenze che ha deciso di presentarlo nella sua Milano con una retrospettiva alla Fondazione Matalon.
In mostra si possono ammirare le sue opere giovanili accanto alle più recenti, fino ad arrivare ad una selezione di immagini a colori.
Per noi è l’occasione per porre qualche domanda a Maria Possenti curatrice della mostra assieme ad Emanuela Sesti.
Come si inserisce Nino De Pietro nella storia della fotografia italiana?
Il percorso artistico di Nino de Pietro si articola attraverso varie fasi in un arco di tempo abbastanza esteso. Come evidenziato da Emanuela Sesti nel testo a corredo del catalogo della mostra, De Pietro si inserisce negli anni ’50 e ’60 nel contesto della fotografia milanese intrattenendo rapporti con esponenti di quell’ambiente di cultura fotografica quali Piero Donzelli, Gulio Corinaldi, Ugo Zovetti, Mario De Biasi, Cesare Colombo, Sante Vittorio Malli, Giuseppe Turroni
Fratelli Alinari ha accolto nel suo patrimonio il fondo fotografico di Nino De Pietro. Ci puoi dire brevemente la consistenza dell’archivio?
L’archivio di Nino de Pietro conta circa 950 stampe positive in bianco e nero e colore e oltre 5.000 negativi su pellicola bianco e nero e colore in formati dal 35 mm al 6×9.
Cosa ha significato indagare sul lavoro di un foto-amatore, quali differenze con un fotografo professionista?
In realtà il metodo e gli strumenti che si applicano all’analisi del lavoro fotografico sono gli stessi sia che si tratti di un professionista che di un amatore. Nel secondo caso si tende forse di più a ricercare all’origine delle scelte e dell’approccio al lavoro del fotografo fattori legati alla storia personale dell’autore.
Oltre alla mostra a Milano come sarà sviluppata la conoscenza della figura di Nino De Pietro e la sua produzione fotografica?
Tutte le fotografie presenti in mostra sono state inserite sul sito on line di Alinari e questa prima selezione sarà presto incrementata con un campione più esteso e rappresentativo della produzione di De Pietro. Continua inoltre l’impegno nella ricerca di altre occasioni per poter presentare il fotografo in altre sedi espositive.
Per chi volesse saperne qualcosa in più sulla storia della fotografia in una piccola saletta della Fondazione Matalon è proiettato un breve documentario, di circa ½ ora, realizzato dalla Fondazione Fratelli Alinari.
Credito fotografico: Nino de’ Pietro, Periferia di Milano, 1948. Raccolte Museali Fratelli Alinari (RMFA)-archivio De Pietro, Firenze
Schegge di periferie: il Neorealismo a Milano. Fotografie di Nino De Pietro
Fondazione Luciana Matalon
Foro Buonaparte 67 – 20121 Milano
Fino al 31 marzo 2018
Maria Possenti, dopo la laurea in lettere classiche e un master il Museum Studies presso l’Università di Leicester ha lavorato per alcuni anni nell’ambito dell’arte contemporanea collaborando con gallerie d’arte e collezioni private. Dal 1998 lavora presso la Fratelli Alinari dove da alcuni anni si occupa della gestione delle collezioni fotografiche.
[…] che oggi vengono considerate strade di gran pregio della città del lusso, nel mondo che De Pietro ci restituisce erano le splendide, romantiche periferie dei navigli, delle case di ringhiera, delle […]