di Sara Emma Cervo, photo editor e social media manager Yourpictureditor
«Questo l’ho sempre fatto sia quando sono stato Direttore Artistico ad Arles fra il 1986 e il 1987 e fra il 2001 e il 2014, e sia oggi per Foto/Industria a Bologna: ho sempre voluto iscrivere le mostre dentro palazzi che hanno una loro estetica e una loro storia. Teatri, chiese, cave, ex fabbriche, qui c’è da ricreare tutto: dai muri fino alle luci, affinché il dialogo fra opere e spazio sia completo». Mi dice François Hébel mentre lo sento al telefono qualche giorno fa. Sono per lui giorni importanti, ieri, a Bologna ha aperto la terza edizione di Foto/Industria. Biennale della Fotografia e del Lavoro di cui è Direttore Artistico. Mentre a Milano per il MUFOCO – Museo di Fotografia Contemporanea– a Palazzo della Triennale ha curato la mostra di Nan Goldin. The The Ballad of Sexual Dependency. L’opera, sotto forma di video della durata di 42 minuti, si potrà visitare fino il 26 di novembre. Vederla, per me, è stata un’emozione. Seduta sui gradini di un piccolo anfiteatro creato apposta per la proiezione, ho potuto godermi la visione di un capolavoro della storia della fotografia. «Niente a che fare con Social Media» mi dice Hébel «dove si caricano gli scatti uno a uno. Questa è un’opera complessa, più paragonabile a una performance, perché agli inizi era proprio Nan a far scorrere le diapositive una dietro l’altra».
Dopo il MoMA The Ballad of Sexual Dependency di Nan Goldin arriva a Milano a Palazzo della Triennale. Come mai avete scelto di aprire la stagione autunnale con questa mostra?
È stata una scelta del comitato scientifico del MuFoCo. Volevamo un artista internazionale per questo autunno, così abbiamo pensato a The Ballad of Sexual Dependency di Nan Goldin. La sua opera, spesso imitata e apprezzata anche nell’ambiente della moda, non era mai stata vista a Milano nella sua integrità.
Capolavoro della storia della fotografia, un lavoro intimo e personale. Autobiografico, un diario sulla fragilità degli esseri umani, quanto era contemporaneo allora questo progetto? E quanto lo è oggi?
Se penso a questo lavoro penso alla liberazione della fotografia. All’epoca, quando Nan Goldin aveva realizzato The Ballad of Sexual Dependency, la fotografia considerata rispettabile era in bianco e nero, mentre le video proiezioni erano per luoghi più intimi, piccoli spazi e rivolte a un ambiente ristretto. Per l’epoca la Ballad era un’opera rivoluzionaria, nessuno fino a quel momento aveva portato la fotografia fuori dai soliti schemi. Nan, invece, ha avuto il coraggio di osare con una storia personale, molto intima, tradotta con una sensibilità fuori dal comune. Ha scelto il colore, ha pensato a una sequenza, mescolato scatti di grande perfezione artistica con altri più narrativi a cui poi ha aggiunto una musica; ha dato luogo a un’opera che ancora oggi è molto contemporanea e che, personalmente, non mi finisce mai di emozionare. Oggi come ieri è sempre uno shock rivederla. Mi ha colpito vederla a Milano per la prima volta così come l’abbiamo pensata, e so che mi emozionerà osservarla al Teatro dell’Arte in Triennale durante la performance dei Tiger Lillies e così a Bologna durante Foto/Industria.
«Prima di incontrarvi, ho dato uno sguardo alla mostra qui in Triennale. Devo dire che è allestita molto bene, seconda solo alla proiezione all’anfiteatro romano e a quella del 2009 durante Les Rencontres d’Arles» ha detto Nan Goldin in conferenza stampa. Entrambe le proiezioni hanno avuto lei come curatore, come questa. Il percorso di Milano vuole far rivivere la storia di un capolavoro?
L’ambiente che abbiamo creato in Triennale, una struttura simile a un anfiteatro, e che all’apparenza può sembrare molto semplice, in realtà è molto complesso. Il corridoio iniziale è un po’ un percorso nella storia in cui sono esposti manifesti originali delle passate proiezioni della Ballad. La vicinanza con lo schermo, invece, è stata concepito per rendere l’opera più intima, come era all’origine. Una struttura che anche Nan Goldin ha confermato userà per proiezioni future.
“Direttore artistico dalla parte dei fotografi da trentacinque anni” si legge su la Biennale Foto/Industria di Bologna di cui lei è anche co-fondatore. È questo il lavoro che avrebbe voluto fare da grande?
No, il mio sogno era un mestiere che mi facesse viaggiare e cambiare sempre punto di vista, un giorno in Cina, uno in Messico e poi in Sudafrica. Poi, invece, è arrivata la fotografia che in realtà mi ha dato più di questo, più di quanto non avessi mai sperato. Quando incontri un artista nel suo paese, la sera stessa ti fa scoprire tutto di quel posto. Sapevo che mi piaceva la cultura, come il teatro e la musica, ma non avrei mai pensato di lavorare con la fotografia, che comunque apprezzavo, né di viaggiare così tanto e di cambiare punto di vista attraverso gli occhi degli artisti. Per esempio, l’incontro con Nan Goldin fu determinante, è stato uno di quelli che ti riempie di emozione, un contatto che ti rende più esigente, più libero, ma che ti trasmette forza, libertà creativa, ed esperienza, tutti elementi che ti cambiano la vita.
Quindi l’affermazione “dalla parte dei fotografi” le si addice?
Sì, assolutamente. Ho colleghi che sono interessati più a lavorare con gli archivi, con la storia, io invece preferisco stare a contatto diretto con loro, ma non solo, anche con i musicisti che spesso invito a suonare durante le esposizioni. Si crea uno splendido scambio umano, intenso, molto intenso. Non che sia facile, soprattutto quando metti in piedi una mostra o più mostre: devi soddisfare le esigenze dei fotografi che spesso non sono facili da soddisfare.
Credit Photo: Twisting at my birthday party, New York City 1980 by Nan Goldin
Nan Goldin. The Ballad of Sexual Dependency
Fino al 26 novembre, Palazzo della Triennale, Milano
Foto/Industria
Fino al 19 novembre, sedi varie, Bologna
François Hébel è un direttore artistico francese. È stato direttore delle gallerie dei negozi Fnac (1983-85) e del festival di fotografia Les Rencontres d’Arles (1986, 1987 e 2001-14). Dal 1987 al 2000 ha diretto il Magnum Photos Paris e International; tra il 2000 e il 2001 è stato vicepresidente dell’agenzia fotografica Corbis (2000-01) e co-fondatore di Photo Spring a Pechino nel periodo 2010-2013. Dal 2013 è direttore artistico/co-fondatore della Biennale Foto/Industria di Bologna. È inoltre produttore, curatore di numerose esposizioni, libri, iniziative didattiche, slide e spettacoli dal vivo nei cinque continenti.
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