di Sara Emma Cervo, photo editor e social media manager Yourpictureditor
Quando ho sentito Lina Pallotta era in riunione. Da quest’anno lei è direttrice artistica di Gazebook Sicily Photobook, il Festival giunto alla sua terza edizione che apre oggi a Punta Secca. Quel luogo che, se prima era conosciuto solo per essere il set de Il Commissario Montalbano, da qualche anno a questa parte è rinomato anche perché nel mese di settembre ospita l’unico evento in Italia dedicato al fotolibro. Qui, sono loro a essere i principali protagonisti, nei pomeriggi con le Limonate e nei talk serali. Incontri informali, come informali sono i Symposium, novità di questa edizione del Festival che di anno in anno cresce, «apre ai giovani e alle tendenze più attuali» come ci racconta Lina.
Come nasce Gazebook e qual è il suo intento?
Nasce da un’idea dei tre fondatori Teresa Bellina, Melissa Carnemolla e Simone Sapienza, anche se quest’ultimo a questa edizione ha potuto partecipare solo marginalmente. Il desiderio era di creare qualcosa di diverso, qualcosa che ancora a livello nazionale mancava, nello specifico qualcosa legato al fotolibro. Non a caso in Sicilia, che oltre a essere la terra dei tre fondatori, è una regione ancora vergine per la fotografia e fuori dai circuiti nazionali dove solitamente si svolgono manifestazioni.
Quale interesse avete riscontrato da parte delle istituzioni?
Abbiamo provato a contattare la Regione, ma senza ottenere mai una risposta. Al contrario del Comune di Santa Croce, e quindi della sua frazione Punta Secca dove si svolge l’evento, che ci ha dato sostegno per l’organizzazione. Il grosso aiuto finanziario, invece, viene da una quantità enorme di piccole realtà locali le quali, anche seppur con un minimo contributo, ci permettono di far crescere Gazebook di anno in anno.
Da parte del pubblico invece qual è il riscontro?
Il pubblico è stata la nostra forza: è grazie alla loro presenza sul territorio che siamo cresciuti tantissimo. Molte persone vengono dall’estero, forse più che dall’Italia, creano movimento, quello che forse ha spinto i commercianti a darci un sostegno maggiore di anno in anno. Ma il pubblico attento a Gazebook non è solo quello strettamente legato alla fotografia, anche gli abitanti del luogo sono interessati agli eventi, ai talk serali e alle limonate pomeridiane. L’anno passato venivano agli incontri portandosi dietro le sedie da casa. Aspetto, che se da un lato ci ha fatto sorridere, dall’altro ci ha trasmesso tanta soddisfazione: siamo riusciti a collegarci al territorio!
Letture portfolio, workshop, incontri ed esposizioni e Slideluck Gazebook. Qual è la forza del festival?
Le mostre certamente, queste cinque in particolare che sono state selezionate da noi e quindi rappresentano lo spirito del Festival, ovvero Discordia di Moises Saman fotografo della Magnum, Hayati di Karim El Makfati, Clothbound di Leila Fatemi, Control di Cagdas Erdogan e The Moon Was Broken di Salvatore Vitale. Anche se certamente la forza di Gazebook sono gli incontri: il Symposium novità di questa edizione, i talk serali, le Limonate che si svolgono nel giardino del faro, attrezzato come se fossero interni di case; sono confronti informali sui vari temi e presentazioni di libri. Tutti gli incontri sono pubblici e registrano una partecipazione ampia anche dei locali e dei turisti, gente sia interna che esterna al mondo della fotografia.
In base all’esperienza passata qual è lo stato di salute dell’editoria fotografica in Italia e all’estero?
L’editoria fotografica è parecchio fiorente sia all’estero che in Italia, soprattutto quella indipendente. Anzi si assiste da tempo a una super produzione di libri indipendenti, anche se con tirature molto basse. Benché ne nascano parecchi, pochi però sono quelli distribuiti e quindi venduti. Ancora oggi i libri più richiesti sono quelli dei grandi nomi, prodotti dalle agenzie famose e dalle grandi case editrici.
Fotografa, docente, curatrice e quest’anno direttore artistico di Gazebook 2017. È questo quello che avrebbe voluto fare da grande?
Sono molto fiera di Gazebook, è questo il tipo di evento che mi interessa, apre ai giovani e alle tendenze più attuali. Questo festival è una sfida, perché diverso da ciò che già si fa a livello nazionale e ciò vuol dire innescare un dibattito più ampio. Inoltre, io ho una grande passione personale per il fotolibro, perché lascia spazio per le storie lunghe e al punto di vista degli autori, un “oggetto” che si lega sia alla mia ricerca di fotografa che al lavoro di insegnante.
Credit photo: Moises Saman, “Discordia”
GAZEBOOK– SICILY PHOTOBOOK FESTIVAL III edizione
Punta Secca (RG)
8 – 9 – 10 SETTEMBRE 2017
Lina Pallotta è fotografa, docente. Sviluppa progetti a lungo termine con un approccio personale, sulla quotidianità in situazioni di marginalitá, le problematiche delle donne e l’identità di genere. Tra i lavori più conosciuti: Porpora e Valerie (2013), un racconto lungo vent’anni sul legame tra Porpora, presidente del Movimento identità transessuale, e Valerie; BASTA – to Work and Die on the Mexican Border (1999), sulla vita delle lavoratrici messicane nelle fabbriche di frontiera. Ha ricevuto molte borse di studio e residenze, tra cui New York Foundation for the Arts Fellowship 1998 L’Atelier de Visu, Marsiglia, (2001); CASE media Fellowship, Università del Texas, El Paso (2002); Fondo per Creative Communities, Lower Manhattan Cultural Council (2003). Vince il premio Osvaldo Buzzi da “Trofei Internazionali della Fotografia ‘BN”(2014). Tiene regolarmente workshop e conferenze presso l’International Center of Photography e l’Empire State College di New York. Partecipa a giurie di premi e a diversi festival di fotografia in qualità di lettrice portfolio e curatrice di mostre sia di autori italiani che internazionali. É direttrice artistica di “Gazebook: Sicily Photobook Festival 2017”.
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