Ogni anno, in settembre, in occasione del SI Fest Savignano Immagini Festival di Savignano sul Rubicone, viene assegnato da una giuria qualificata un premio di 5.000,00 a favore di un giovane autore che avrà il compito di realizzare o di portare a termine nel corso di un anno la propria ricerca fotografica. Martin Errichiello e Filippo Menichetti si aggiudicano il premio Marco Pesaresi per la Fotografia Contemporanea 2016 con In quarta persona, racconto fotografico a quattro mani e molti linguaggi sulla Calabria – e per proprietà transitiva sul Sud -osservati lungo l’Autostrada Salerno-Reggio Calabria A3.
«Siamo felicissimi», ci dice Martin Errichiello all’inizio di una lunga chiacchierata telefonica. «È un onore e una grande soddisfazione per noi. Il ricevimento del premio sta poi già iniziando a creare contatti per trovare nuovi sbocchi per il nostro lavoro: il desiderio è proseguire l’indagine e dare al racconto la forma del libro.»
È molto interessante il vostro scostarsi dal reportage tradizionale per parlare invece più linguaggi diversi insieme.
Siamo stati educati a una fotografia tradizionale, quella che continua a dominare i circuiti classici della fotografia italiana, una fotografia interessantissima ma che ha il limite di restare un po’ ripiegata su se stessa, come chiusa in un cassetto. A un certo punto abbiamo iniziato a perseguire il nostro interesse di un racconto fotografico del Sud con l’utilizzo di più mezzi linguistici. Il Sud che è stratificazione ed eterogeneità, un Sud inteso come spazio, come paesaggio frutto di sedimentazioni differenti. Un paesaggio che è archeologia ma anche storia, memoria, sovrapposizioni e contrasti. Ci siamo lasciati coinvolgere da tutte le storie e le stratificazioni. Non è stata una decisione a tavolino ma l’unica possibilità per seguire l’eterogeneità del Sud coi suoi mille scenari possibili.
“E la Calabria (parte di infiniti Sud) è una tappa decisiva e necessaria in questo indefinito e meraviglioso percorso di identificazione (o forse di rimozione?) che è sentirsi parte di un territorio (“sei in un paese meraviglioso” cit. Autogrill), e criticarlo, ed esplorarlo, e raccontarlo, possibilmente fuori dalle rotte convenzionali” (da un post di Martin Errichiello su Facebook). Fotografie, oggetti, documenti e video sono così riuniti in un mosaico collettivo di un noi immaginario.
Perché un lavoro a due?
Abbiamo già iniziato a lavorare insieme in Danimarca e abbiamo proseguito quando ci siamo trasferiti a Napoli e abbiamo lavorato a un progetto sui Campi Flegrei con il metodo che poi si è raffinato in In quarta persona. In quarta persona è un Noi immaginario. Essere in due è un desiderio di fare Società, di essere Società, di essere una prima persona plurale.
E in due si è già Società. Due è già un’idea di condivisione. Siamo grandi fan di Broomberg e Chanarin e crediamo che la doppia percezione delle cose ci porti più lontano.
Il Premio Pesaresi è un premio per la Fotografia Contemporanea. Cos’è per voi la Fotografia Contemporanea?
La Fotografia Contemporanea è la possibilità di denunciare uno smarrimento. Di fronte al veloce cambiamento delle formule di narrazione siamo all’impossibilità di narrare come si è fatto finora. La fotografia è allora oggi un’isola galleggiante in mezzo ad altre isole. È in contatto con altre arti, col cinema, con la ricerca storica, con gli archivi. Fa propri altri interessi. Si mescola. Condivide.
Parliamo di commissioni, di autoproduzioni e di Premi… Avere un riconoscimento anche economico aiuta, credo…
Madonna! Scrivilo pure, (dice ridendo Martin Errichiello n.d.r.). In quarta persona è un lavoro totalmente autoprodotto. Il lavoro è passione ma come al solito oggi, per passione fai il fotografo, per vivere e campare fai altro. Ecco, in mancanza di commissioni e di denari il Premio è un nutrimento, un sano nutrimento. Noi abbiamo percorso 7000 chilometri per realizzare In quarta persona. Eravamo sotto casa, fortunati, se vuoi, (e si potrebbe aprire un discorso sul cercare progetti lontano o stare vicino e osservare per bene, ma lasciamo a un altro momento). Viviamo in Italia, lavoriamo in Italia abbiamo ricevuto un Premio in Italia. Bello! Il Premio Pesaresi è davvero un sano nutrimento.
L’ultima domanda. Cosa avreste voluto fare da grandi?
(Risata n.d.r.) Non sappiamo ancora cosa vogliamo fare da grandi! (risata n.d.r.)
Prima volevo fare il regista, poi il fotografo. Poi ho odiato la fotografia e ora invece credo sia uno spazio molto interessante. Quello che faccio oggi assomiglia molto a quello che vorrei fare. E l’idea del futuro è un’idea di libertà.
Laura Davì
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.